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I MIEI NONNI: TRA RICORDI E SPERANZE

Semplicemente, preferiamo ascoltare con gioia meditativa questa memoria inviataci, ma anche raccontataci a voce, da Flavia, piuttosto che fermarci su qualche nota di stampa che in questi giorni ha riportato la proposta di una povera persona che vorrebbe togliere il diritto di voto agli anziani perché… “a che servono? Sono il passato”. 

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Ricordo sempre i miei nonni, con grande affetto e nostalgia, custodendo gelosamente tutto l'immenso tesoro che mi hanno donato!!!Tesoro rappresentato da esperienza, consigli, proverbi, da una cultura contadina oramai in via d'estinzione che dovrebbe essere preservata e tutelata come patrimonio mondiale Unesco...

Vivo costantemente con il ricordo dei proverbi di mia nonna, con il ricordo dei suoi profumi che inondavano la casa e dei suoi gesti quotidiani, frutto di grande manualità ed esperienza. Ricordo quel viso consumato dal lavoro, con quel fazzoletto che le copriva i capelli grigi, quelle rughe che le solcavano le guance fin giù al collo e le sue mani smagrite con l'immancabile fede matrimoniale, unico monile d'oro che si concedeva. Quel suo modo di vestire, serioso, con pochi fronzoli come a rispecchiare la sua austerità di donna forte e matriarcale.

Ricordo le mani di mio nonno, uomo dalle poche parole, basso in statura ma con le mani forti e callose di chi la zappa la usava molto nonostante esistessero già i mezzi meccanici, perché diceva sempre: " il trattore non arriva dove scava la zappa". Nonni che hanno vissuto ben due guerre e che conoscevano il valore del denaro, del sacrificio e della onestà. Valori e principi, questi, che nessuno mai ci ridarà e che ogni tanto riaffiorano alla mente come quel pesce che scorgi in superficie per esplorare cosa non si sa bene ma quando lo intravedi ti rendi conto che c’è sempre qualcosa oltre la superficie, oltre l'apparenza, oltre quello che vediamo. 
Grazie a voi, nonni, per quel patrimonio inestimabile che ci avete inconsapevolmente donato e che nessuno potrà mai cancellare.
                                                                                                                                                            
                                                                                                                                                   (Flavia Ciracì)
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LA LETTURA: UNA GRANDE RISORSA PER GLI ANZIANI

L’autorevolissimo gerontologo Massimo Palleschi si sofferma ancora sul tema di come la qualità della vita possa essere migliorata negli anziani: e questa volta tratta l’argomento “preziosità della lettura”. Ci dobbiamo ricordare di questa preziosità, e fare un allenamento indefesso alla sua compagnia, prima che l’età ce lo renda faticoso.

L’unica piccola riserva tecnica che ci permettiamo allo scritto molto bello e molto utile del professor Palleschi è la chiamata in causa delle statistiche di Economist. Non hanno la serietà e affidabilità con le quali vogliono accreditarsi: e gli italiani, per quanto leggano poco, non leggono affatto meno che negli altri paesi citati. Se ad esempio si prende il caso del Giappone, spesso chiamato in causa, si scopre che… la così diffusa lettura quotidiana da parte dei giapponesi è, in prevalenza, una lettura… dei titoli dei giornali. Proseguiamo dunque la nostra serena strada di miglioramento delle nostre abitudini, ma senza eccedere nei paragoni pessimistici con gli altri paesi.


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La lettura ci mette in contatto con il pensiero di tanti personaggi dotati di  grande ingegno. Già solo per questo motivo dovremmo cercare di conservarci questo privilegio ed immenso piacere fino alla fine dei nostri giorni.

La lettura amplia i nostri orizzonti e ci aiuta a dar voce al nostro mondo interiore.


Poco più di tre anni fa ci eravamo intrattenuti sull’argomento, visto soprattutto come un mezzo di comunicazione ed un antidoto contro la solitudine. Avevo anche accennato ad un confronto con i moderni sistemi di comunicazione (la rete).


Adesso vorrei approfondire soprattutto gli aspetti relativi ad un arricchimento spirituale della persona anziana esercitato da frequenti e buone letture.


Già in precedenti occasioni abbiamo avuto modo di accennare come la caratteristica fondamentale dell’attività cognitiva umana sia quella di un pensiero astratto ed articolato che può essere espresso con il linguaggio parlato e in forma anche più evoluta con quello scritto.


La lettura è comparsa circa 10.000 anni fa, molto dopo l’avvento del linguaggio parlato, nato circa 150.000 anni fa.


Le possibilità di comunicare agli altri con il linguaggio il nostro pensiero e di ricevere quello degli altri sono veramente imponenti e presentano variazioni all’infinito. Hanno però il limite di  doversi                                               
effettuare con un numero limitato di persone e soprattutto con i contemporanei.


La lettura ci consente invece di parlare con i morti, o se volete di viaggiare nel tempo, come ha fatto notare in un interessante e recentissimo articolo il prof. Sabino Cassese.


Anche se i nostri interlocutori non sono presenti, non ci sono più, però possono continuare a farci da consiglieri, da suggeritori, da maestri di vita.


La lettura produce un gran piacere che può essere messo a dura prova solo da gravi malattie (a volte non sufficienti neppure esse  a togliercelo ) e da una orribile consuetudine: non essere stati abituati a coltivarla sin dall’infanzia, a intenderne il significato, a praticarla per comprendere meglio il mondo e noi stessi ed in sostanza per migliorarci.


La lettura è un mezzo fondamentale per la formazione spirituale della persona. Diceva il sommo poeta, Dante Alighieri: “Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtude e conoscenza”.

Uno dei modi migliori per seguire il consiglio di Dante è proprio la lettura. Qualsiasi lettura? Direi proprio di no, sottolineando subito che in queste mie brevi riflessioni prescinderò  da analisi per così dire sistematiche, come quella di Raymond Queneau che nel 1956 ha fatto un’inchiesta sui cento libri che vanno letti, o quella di Nicola Cardini che nel 2011 ha Indicato i libri della “biblioteca indispensabile”.                            
 
Io utilizzando criteri più semplici e pratici, distinguerei anzitutto “le letture professionali”, cioè quelle riguardanti le informazioni e gli approfondimenti attinenti alla propria attività lavorativa, presente o passata, dalle letture che concernono la cultura generale, il sapere per il sapere, ed è a queste ultime che mi riferisco in questo elaborato.

Per chi ha una discreta pratica di lettura, non è molto difficile fare un’ulteriore selezione ed escludere libri ed articoli fatti per guadagno o per propaganda o per altre misere ragioni e senza la minima capacità ed autorevolezza culturale.


La lettura così selezionata costituisce un importante motivo di gioia spirituale, non paragonabile a quello che si definisce semplicemente un passatempo.


E’ così evidente l’influenza che la lettura esercita sul modo di vivere e di pensare di una persona, da riconoscere subito in poche battute di conversazione se si tratta di un soggetto abituato o no a leggere.


Lettura e cultura costituiscono un binomio inscindibile, che tanta importanza riveste nell’evoluzione di una società.


Chi cerca di esercitare il pensiero critico ( o se volete la cosiddetta logica del quotidiano), chi cerca di comprendere meglio ed analizzare la realtà che ci circonda, senza anche arrivare all’ambizione di  contribuire a cambiare il mondo per farne un posto migliore, può però aspirare  ad essere un soggetto non completamente passivo. Inoltre l’attitudine a recepire attraverso la lettura il pensiero di persone di alto valore ci permette di considerarci cittadini più informati e più responsabili.


Il declino economico e complessivo del nostro Paese sembra sia fortemente connesso alla suo decadenza culturale.


In Italia vi è una bassa percentuale di laureati rispetto agli altri Paesi Europei, si legge poco e male, il 60% dei nostri concittadini non legge nemmeno un libro l’anno, secondo i dati dell’Economist siamo al 22° posto in Europa per diffusione dei quotidiani.


Eppure già dai tempi antichi era stato compreso ed apprezzato l’alto valore della cultura e della lettura. Seneca diceva che la lettura “è cosa giovevole e necessaria perché alimenta e ristora il cervello”.


In epoche più recenti ricordo che Italo Calvino pensava che la lettura ci permette di entrare in un universo straordinario, fatto di avventure e segrete emozioni dell’animo, ma anche di prese di coscienza e di analisi della realtà.


Se tutto questo è vero, lo è anche o soprattutto per la persona anziana.


I soggetti di età avanzata possono avere diversi problemi (di salute, ma non solo) incombenti, che facilitano il disinteresse verso le esigenze non impellenti, come quelle culturali.


L’assenza di un’attività lavorativa, i minori contatti con i propri consimili, le maggiori difficoltà di accesso alle fonti di informazione, uno stato dell’umore  tendente spesso verso livelli non elevati, tutto ciò rende forte il rischio di un isolamento e di un impoverimento spirituale, ideativo.


Uno dei migliori antidoti verso questa sfavorevole possibilità è la lettura che ci mette in contatto con il mondo meraviglioso delle idee, del pensiero, delle emozioni.


Si tratta di un mondo che nessuno ci può togliere, che in parte ci ripaga dell’ingiustizia di avere poco, rispetto a chi crede di avere tanto ma che in realtà è povero dei valori che danno un senso alla vita.                      
                                                                               
                                                                                                                                 (Massimo Palleschi)
                                                         
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