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Italia

BELLISSIMA MA DISORDINATA

Circolano giustamente, in tv, su giornali e riviste, in films e documentari, nonostante il periodo di covid, immagini bellissime del nostro paese, delle sue attrattive incomparabili di arte, di storia, di paesaggio, di cultura, di spiritualità, di umanesimo. E’ vero: nessun altro paese al mondo assomma tanta bellezza e, in fondo, tanto bene.

Dirlo, raccontarlo, mostrarlo, tutto questo bene, è comportamento non solo legittimo al fine di riequilibrare tanta tendenza, a volte malata, all’autodenigrazione o all’autocommiserazione, ma anche doveroso in quanto gesto di responsabilità e di amore per ricostituire un’attenzione psicologica, morale, culturale e politica sulle dimensioni positive del nostro paese, e sulla loro sviluppabilità ulteriore a vantaggio anche di tutto il mondo.

Perché è questo l’approccio che, senza nascondere i limiti da correggere, consente un atteggiamento educativo e proattivo di incoraggiamento al fare per migliorare, al costruire il bene, che va oltre il limitarsi a criticare. Abbiamo cose immense e uniche da valorizzare, dunque, e abbiamo anche cose immense e uniche da recuperare: ricordiamolo, perché le cose belle, se non le custodiamo, rischiano pian piano e in silenzio di deteriorarsi. Abbiamo celebrato da poco il primo maggio, festa universale del lavoro e dei lavoratori: i tre sindacati confederali italiani, in genere non ricchissimi di fantasia negli ultimi anni, hanno coniato per l’occasione un bellissimo messaggio che incentra la sua attenzione sui due concetti del completamento delle vaccinazioni contro il carognavirus e della ripresa vigorosa e totale del lavoro (sia pure con rallentamento dei ritmi e distanziamento degli spazi) come metodo e via per il superamento decisivo del dramma pandemico.

Noi vediamo giuste queste due dimensioni: e ne allargheremo volentieri il significato verso una sanità nazionale pubblica nuovamente centrale nelle attività dello Stato come segno della civiltà solidaristica del paese, la sanità come servizio veramente per tutti e veramente efficiente, senza sprechi e senza parassitismi ma anche senza deleghe alla pur legittima sanità privata con fini di lucro; e verso il lavoro, in modo più specifico,  come diritto e dovere per ogni cittadino, effettivamente garantito senza assistenzialismi ma con reale sguardo permanente a una adeguata produzione di ricchezza e a una altrettanto adeguata redistribuzione  universale di essa. Non è tutto, perché a questo quadro di necessaria ripresa mancherebbero ancora altre dimensioni del bene comune e in particolare quelle della cultura e dello spirito: ma sarebbe già cosa immensa e davvero degna della grandezza di un paese che sa ancora e sempre migliorarsi. Comunque, godetevi le bellissime immagini che qui ho tentato (ci sarò riuscito?) di allegarvi. (No, non ci sono riuscito: devo ancora imparare... lo prometto).

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