Religione

DIO MIO PADRE

Il cristianesimo chiede adultità di adesione senza accomodamenti, e offre risposte senza trucchi a tutto l’uomo su tutti gli interrogativi dell’uomo: anche quelli che, di primo acchito, ci sembrano più complessi da affrontare. Il Padre Nostro, ad esempio… Comincia a rifletterci, introduttivamente, Viscardo Lauro.
 
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Credo in Dio Padre Onnipotente… Sublime, spinoso, inquietante, il Dio Padre ha sempre affascinato e fatto discutere. Il problema di Dio che si complica coi mille incerti della figura del padre, pensa tu…I maestri della psicanalisi hanno pagine indimenticabili sul personaggio-padre nella religione. Su tutte, il rapporto Dio-Abramo: fede a mille e mille domande senza risposta. E la figura del Padre, fondamentale nelle religioni, resta decisiva all'interno della nostra coscienza. Padre nostro che sei nei cieli: che scossa stringere a messa un'altra mano tremante come la mia. Padre nostro che sei nei cieli: pochi secondi, un minuto al massimo, ed è un piccolo paradiso.
 
Eppure…
 
Eppure in tanti di noi (e quasi ci vergogniamo ad ammetterlo) quante volte è affiorata una
punta di dubbio o di incertezza e perfino, ahimè, di rifiuto. Da rileggere l'inquieto romanzo di
Albert Camus La peste. La città di Orano è isolata, la paura dilaga di strada in strada, il
gesuita padre Paneloux è sotto accusa da parte del suo amico medico: come spiega la
religione una sciagura così grande? Dov'è il Padre vostro in questi giorni? Resta forse nei
cieli e abbandona i suoi figli? Dov'è finita la Provvidenza che tanto aveva illuminato le
pagine della peste nei Promessi Sposi?
 
Dio mio Padre. Chi è il Padre a lettere maiuscole, chi è quel personaggio che mi porto
appresso dall'infanzia? Chi è Il Padre. Attenzione, ho detto Padre, non semplicemente Dio.
Il Dio Padre delle antiche religioni nasce sulla figura rassicurante e temuta del capoclan, il grande anziano a cui spetta l'ultima parola: lui dice e decide, lui benedice e condanna. Nozze, parentele, guerre, patrimoni, transumanze e alleanze: a tutto provvede il Padre. Tutti lo venerano e tutti gli obbediscono. Tutto può il Padre Patriarca perché tutto dipende da lui. Questo il modello mentale che costruisce l'antica religione del Padre Onnipotente e soprattutto questo il modello religioso di figliolanza. Il figlio dipende e china la testa; il figlio forse rivolge domande ma alla fine subisce; a occhi chiusi il figlio accetta e si fida. È il Padre che decide il suo bene e dalla sua mano qualsiasi cosa. Il Padre promette la terra, il Padre sceglie la moglie e il Padre garantisce il futuro, magari prospero come un firmamento di stelle o una sabbia del mare. Dio mio Padre, mio calice e mia eredità reciterà poi il salmo. Scorrono sotto i nostri occhi le storie indimenticabili di Abramo, di Isacco e Giacobbe nel libro di Genesi; scorrono le strabilianti vicende di Mose nel libro dell'Esodo: la colonna di fuoco, la nube, la manna dal cielo, l'acqua dalla roccia, il serpente di bronzo che guarisce le piaghe. Premuroso, amoroso, sempre presente, il Padre.
 
Tutto facile, tutto bello, tutto scontato? No, non tutto torna e non tutto convince. Vediamoli
più da vicino quei testi e facciamoci pure qualche domanda (che spesso ci resta sulla
punta della lingua).
 
Il Dio di Abramo. Un Dio migratore che fra mille incognite guida clan e famiglia verso la
terra promessa: acquisti, piccoli scontri, alleanze. Un Padre assoluto al quale non si fanno
tante domande e una figliolanza vissuta talvolta in un vuoto di stomaco. Già estatico sotto
il cielo stellato Abramo è ora tremante e incredulo di fronte al tragico destino di Sodoma e
perfino atterrito alla voce che gli chiede il sacrificio dell'unico figlio. Una figliolanza incerta
e sofferta, quella di Abramo
, altro che facile.
 
Il Dio di Mosè, un Dio nomade e guerriero che non si fa scrupolo a invadere distruggere e
conquistare. E una figliolanza ancora più traumatica aspetta il giovane condottiero che
aveva sfidato Faraone. Lanciato in un'avventura senza margini chiari, pressato da clan e
da famiglie sempre più insofferenti, Mosè ha un continuo bisogno di interrogare il Padre.
Una missione, la sua, sempre più intessuta da angosce. Lo stesso colloquio che ogni tanto
riesce a strappare al Dio Padre si rivela un evento faticoso, appartato, segreto,
interminabile, quasi uno straziato oracolo da sibilla. Non tanto un privilegiato, Mosè, quanto un solitario e tormentato arrampicatore delle creste del Sinai. O magari un taciturno frequentatore della famosa Tenda del Convegno, il cubo vuoto e muto dove il Padre
pastore gli parlerà senza mostrare il suo volto. Ogni volta sarà supplica, trattativa impari,
grido: un'autentica lotta per strappare una clemenza e per ottenere un perdono quasi
impossibile. E per chi? Per gente ingrata, incredula, inquieta, scontrosa, insopportabile. Da
quel colloquio col Padre Pastore, Mosè esce prostrato, esausto, intrattabile: profeta
sconfitto, mediatore senza gloria e (ultima grande amarezza) mai gli sarà concessa la
terra promessa. Figliolanza non facile e proprio non incontra i nostri desideri. Da rivedere il
Dvd Moses et Aaron di Arnold Schoemberg: mentre il popolo corre ormai appresso ad
Aronne, il nuovo accomodante profeta, Mosè si accascia perdente al centro della scena.
Un finale da brivido.
 
La paternità di Dio resterà per secoli il lato più fascinoso ma anche il fianco più esposto
delle religioni che da lì a poco tenteranno di svincolarsi dalla stretta. Difatti. Non appena le
scuole pitagoriche, stoiche o socratiche si lanceranno a vagliare e a discutere la realtà,
fiorirà anche la critica serrata alla vecchia religione. E gli ambienti giudaici della diaspora, i
più disposti alla discussione nelle piazze e nelle scuole greche, non si tireranno indietro e
raccoglieranno la sfida. Così si evolve, così si trasforma, così cambia, anche radicalmente,
la figura del Dio Padre all'interno stesso della Bibbia. Anche presso Israele nascerà la
grande letteratura di critica religiosa: Qohelet, Giona e soprattutto Giobbe, il poema degli interrogativi spietati.

 
Perché Giobbe sta soffrendo? Da chi è colpito Giobbe? Giobbe è un giusto, Giobbe non
ha fatto male a nessuno, Giobbe è un servo fedele. Perché Giobbe, perché Auschwitz,
perché i bambini passati per un camino?
Un seguito ossessivo di saggi, di films, di
romanzi. Un processo senza appelli: unico imputato Dio e, conseguenza inevitabile, il grande Padre pastore che non esiste più.
 
Ancora. Uno, forse due secoli, e siamo ai vangeli. Orto degli Ulivi: si apre uno dei capitoli chiave, un vero spaccato sull'anima della religione. Non solo preghiera, non solo confidenza, non solo invocazione: la voce di Gesù è una discussione accanita: perché a me questo calice. Spasimo, corpo a corpo, sudore di sangue. Cosa è accaduto? Dov'è il Padre di Abramo? E soprattutto dov'è quella figura di Padre che tanto aveva appassionato e travolto Gesù per interi capitoli del Quarto Vangelo? Pagine che trasudano emozioni, è il caso di dirlo. E anch'io ho bisogno di riprendere fiato. Dio mio Padre. Credo in Dio Padre Onnipotente.
 
                                                                                                            (Viscardo Lauro)

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