Racconti di vita

LE PALME SICILIANE

Con semplicità di stile e linguaggio, le emozioni di una coppia di siciliani che dopo tanti anni di vita in Australia riescono a rivedere la terra da cui, ancora giovani, dovettero emigrare. Emozioni semplici ma profondissime. E  l'intramontabile dualismo della Sicilia e di altre regioni d'Italia: bellezza a profusione, quanto in nessun'altra terra al mondo, ma disordine e negligenza organizzativa. Il racconto è semplicisismo, sincero come una testimonianza commossa: non ha velleità letterarie ma il sapore della vita vera ed intensa. Fu la caratteristica nobile del "Premio Prato Raccontiamoci"
 
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Le palme di Palermo si protendevano maestose contro il cielo di un azzurro terso, un azzurro così intenso che forse solo la Sicilia può vantare. Era un raggiante mattino di primavera e svettavano festose come per dare il benvenuto a quell’aereo che arrivava da molto lontano e che stava per atterrare all’aeroporto di Punta Raisi. Fu in questa atmosfera radiosa che giungemmo in Sicilia e dall’aeroporto ci accompagnarono al “Grand Hotel Villa Igiea”. Dopo avere sistemato i bagagli e fatto colazione, intraprendemmo la nostra indimenticabile gita per le vie di Palermo: prima tappa il Teatro Massimo, paradiso dell’Opera. Una sola parola mi viene in mente per definire Palermo:  “incanto”; perché è proprio un incanto per gli occhi e per l’animo poter ammirare e godere delle sue superbe e grandiose opere antiche che ti scaldano il cuore. Fonte inesauribile dove poter bere per placare la bramosia di chi è sempre in cerca della perfezione.
E cosa dire dei quartieri caratteristici che abbiamo visitato dopo pranzo, i Quattro Canti e Vucciria, dove batte particolarmente frenetico il cuore di Palermo e dei suoi abitanti? E’ proprio lì che abbiamo comprato i souvenir da portare ai nostri amici rimasti in Australia. Anche quel giorno la città di Palermo era stupenda. Un corteo brioso di palme ci accompagnava nella nostra passeggiata  per rallegrarla e accoglierci con calore nella nostra terra, la nostra amata Sicilia che un triste destino ci ha costretto a lasciare e dove il nostro cuore è però sempre rimasto. Se ci penso, un dolore immenso mi stringe e amare lacrime mi solcano il viso e non riesco a fermarle. Le palme di Palermo, con la discrezione di chi non vuole entrare prepotentemente nei sentimenti della gente, e con timidezza, si avvicinano a me, raccontando il dolore della nostra amata Sicilia alla quale sono stati strappati i figli; e il mio dolore, mescolato al dolore della mia terra, si cheta.
Le palme di Catania si rincorrono per le vie, in fila come soldati in marcia sotto l’occhio vigile dell’Elefante, che dall’alto del suo piedestallo le guida, le guarda con stupore  e meraviglia, mentre gode alla vista del vibrante paesaggio disegnato con maestria dal pennello del Creatore. Nel nostro cammino incontriamo il teatro Vincenzo Bellini, che ci saluta allegramente e con ansia ci attende per applaudire i nostri grandi artisti siciliani: e il loro spettacolo è un inno alle maestose bellezze cittadine, e un invito a visitarle.
E Catania ci sorride col suo Duomo e con Sant’Agata, e su tutto sovrasta maestosa e imponente l’Etna. E’ difficile sottrarsi al suo fascino, alla magia di un paesaggio che la lava ha reso quasi lunare con crateri profondi dappertutto. Il rantolo della montagna ci accompagna, non si ferma un attimo, essa è viva, brontola ed è presente col suo forte respiro su di noi, la sua naturale bellezza e maestosità rimane impressa nella mente e nel cuore di chi ha la fortuna di visitarla e bearsi della sua bellezza ammantata di neve bianca e pura.
Siamo in cima, oltre i 2.500 metri, e sotto di noi si dondola Catania, bella e splendente tra l’azzurro mare e le sue palme che fiancheggiano il litorale svettando gioiose: un caloroso saluto è rivolto a noi, e i rami delle palme mossi dal vento si tramutano in braccia che attendono il nostro ritorno per stringersi a noi nella confusione della città. Anche l’ombra delle palme dell’Etna sovrasta i nostri sogni: esse sono cadute nello sfacelo delle eruzioni e risorgeranno quando brillerà per sempre il sole e la tranquillità regnerà suprema.
Quella sera, al termine della passeggiata, come sempre corsi a letto per leggere un pesantissimo libro che avevo comprato in una delle librerie di Catania; il mio hobby preferito, leggere a letto, mi accompagna sempre: non posso dormire se non ho un libro tra le mani; ma questa volta la stanchezza mi fece addormentare di colpo e il libro volò pesantemente sul mio viso facendomi strillare dal dolore, le mie mani si tinsero di sangue e mio marito, che guardava la tv, mi raggiunse subito e alla vista del sangue sulla guancia si spaventò e corse a chiamare il direttore dell’hotel, il quale mandò un’infermiera a medicarmi;  ci vollero anche due punti. Mio marito mi disse accorato: “Spero che adesso ti passi il vizio di leggere a letto, visto che per giorni dovrai andare in giro col cerotto in faccia!”. Ma il vizio non posso toglierlo, è radicato in me da sempre e pazienza se ogni tanto un libro cade sul mio viso provocando anche fragorose risate successive quando qualcuno s’accorge che porto i segni del reato.
A Caltagirone, poi, la bellezza delle palme rigogliose si confonde con quella dei mosaici e delle ceramiche che si propongono superbi, nella maestà della loro arte, per ammaliare i visitatori; ma palme bellissime e tante, tutte in fila, fanno bella mostra anche nel moderno Centro dei Negozi dandogli un fascino esotico e un’attrazione speciale per il turista, che esulta di felicità.
Sicilia mia, ad ogni passo bellezze rare, immagini superbe che s’imprimono nell’anima e che ci portiamo dentro, nella fortezza inespugnabile del cuore, per illuminare, con la loro luce, i nostri giorni nel ricordo delle meraviglie che un lontano giorno abbiamo lasciato, inconsapevoli di quanto dolore avremmo dovuto sopportare.
Due settimane favolose in giro per la nostra Sicilia, e sempre le palme ci hanno abbracciato con amore e calore, fedeli, seguendoci come nostri compagni di viaggio ovunque! Le palme di Vizzini ci hanno stretto al cuore come il figliol prodigo al suo ritorno, baci e carezze con il sole caldo di giugno che profumava di oleandri e gelsomini, e il calore della nostra casa che ci aspettava con l’ansia dell’attesa più viva.
Poi la passeggiata in piazza Umberto I, nell’atmosfera tesa delle elezioni regionali e dei comizi, che come al solito ci hanno messo davanti a uno spettacolo diverso con ingiurie e parolacce, fra i diversi partiti, che volavano come mosche ronzanti nell’aria diventata pesante.
Vota per questo, vota per quello, vota per lui e la Sicilia brillerà di luce e sfolgorerà di benessere perché questo gran signore è carico di generosità verso i siciliani tutti, specialmente verso quelli che vivono all’estero come voi...”. Okay, voteremo per questo gran signore che porterà ulteriore paradiso in Sicilia…  
L’indomani, domenica, ci siamo incamminati, colmi di buona volontà, per il Viale Margherita, sotto la protezione delle palme cariche di gioia fra i raggi di sole di un brillante mattino. Cammina e cammina, non trovavamo la sede delle votazioni dove ce l’avevano indicata. Chilometri e chilometri ma non la trovavamo, non sapevamo dov’era ed eravamo  di nuovo stranieri nel nostro paese!
Non c’era nessuno per le strade, dato che si passeggia con le macchine; io e mio marito continuavamo a camminare non sapendo dove andare di preciso. “Ma chi ce l’ha fatto fare ad accettare di votare? Nessuno in realtà penserà a noi, non ci hanno mai dato niente, siamo noi che abbiamo dato tutto, anche il cuore che è rimasto impigliato qui nonostante tutto”.
Finalmente una macchina si è fermata: era un amico, che ci ha chiesto dove andavamo; ci ha indicato poi a gesti la direzione giusta ed è ripartito come un razzo. Noi allora, camminando ancora tra mille sospiri e qualche imprecazione, siamo arrivati ad un edificio nuovo dove però non c’era nessuno ad accogliere questi poveri votanti stanchi: tanto qui il voto non è obbligatorio, se non voti non t’appioppano una pesante multa come da noi in Australia, e quindi se ne fregano tutti: ecco l’Italia dei menefreghisti che salta fuori. Gira di qua e gira di là, finalmente un giovane ci ha indicato dove andare per votare e quindi abbiamo fatto il nostro dovere, anzi siamo forse stati gli unici a farlo, dato che tutto era immerso nel silenzio più assouto.
Stanchi e sudati siamo tornati per riposarci sotto le palme del Viale Margherita, con un bel gelato da gustare prima della passeggiata alla villa e in piazza Marconi, a due passi da casa nostra; ci siamo seduti aspettando i miei fratelli, che ci avrebbero portati a mangiare al meraviglioso ristorante delle grotte della Cunziria, dove Alfio e Turiddi hanno duellato nella Cavalleria Rusticana. Nessuno ci ha ringraziati per aver votato, dopo averci pregato di farlo, e perciò ci è sembrato giusto dire “grazie” al nostro amico deputato rilevando che ci aveva mandato a votare nella più lontana sede che c’era, a noi del tutto sconosciuta; vicina però almeno al cimitero, dove invece delle palme ci hanno salutato i cipressi, che cupi e solitari sfilano in lunga processione per proteggere i nostri morti.
Ora, finita la bellissima gita, ci rimane comunque il dolce ricordo delle tre settimane straordinarie che abbiamo trascorso nella nostra bella Sicilia, bella ad ogni passo, un tesoro inestimabile scolpito per sempre nel nostro cuore nonostante abbia sulla guancia anche il ricordo del bacio un po’ violento di un libro. Un ricordo del tutto speciale rimane nel nostro cuore per la splendida settimana trascorsa nella nostra bella Vizzini, dove le radici sono rimaste per sempre ben attecchite e rigogliose. E tuttora un fluido magnetico mi scorre nelle vene pensando a quei momenti di grande gioia ed euforia. Stare insieme ai miei fratelli, ai miei nipoti e alle mie simpaticissime cognate è un evento raro che rallegra i cuori di meravigliose rimembranze adesso che la lontananza ci separa di nuovo come un castigo.
Ammiro anche le palme di Melbourne, verdissime, vibranti di luce e di mille sfumature, e quando sfrecciano svettanti verso il sole io mi sento in Sicilia. La mia Sicilia, colma di spassosissimi ricordi giovanili che m’inebriano di emozioni i sensi e l’anima.
La mia Sicilia luminosa di storia millenaria che è racchiusa nelle chiese, nelle cattedrali, nei templi e nei teatri greci, nelle catacombe, negli edifici in genere e in ogni via, anche nell’aria che è sempre esultante di magia. La mia dolcissima Sicilia, per sempre, nel cuore!
                                                                 
                                                                                                                                 ("Premio Prato Raccontiamoci", autrice anonima)

 
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MM


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