Sperperi

BUONUSCITE MANAGERIALI: PEGGIO FANNO, MEGLIO VENGONO PAGATI


Sperperi
BUONUSCITE MANAGERIALI:
PEGGIO FANNO, PIU’ VENGONO PAGATI
 
L’articolo di Franco Sensi fu scritto per Studisociali nel 2017. Ebbene, il suo consiglio  non è stato per nulla ascoltato, né dai partiti politici né dalla classe dirigente in generale: e gli 8,5 milioni di euro consegnati a suo tempo a Bernabè come buonuscita aziendale, son diventati 13 a favore del manager di Autostrade che ha lasciato l’incarico dopo la tragedia del Ponte Morandi; di peggio in peggio, è giusto dire: non c’è stata alcun resipiscenza, caro Franco, anzi…
Non lo diciamo certo per scoraggiarci o scoraggiare i nostri concittadini: al contrario, per denunciare con ancora maggior forza il triste radicamento di questo abuso diffusissimo e corrotto a danno dell’Italia e degli italiani laboriosi e onesti, e accrescere ancor più la nostra lotta per contrastarlo.
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Talune notizie, seppure marginali, mi procurano un dolore interiore, che è a un tempo scoraggiante e deprimente. L’ultima è quella che ho  letto su “Il Giornale” del 17 u. s. a pagina 21: al sig. Bernabé spetterebbe una liquidazione di ben 8,5 milioni di euro  a conclusione del suo recente incarico in Telecom. E  come me ritengo assai probabile che una sensazione amara e struggente possano provarla anche tanti milioni di concittadini all’apprendimento di notizie del genere. Peraltro quella di Bernabé non rappresenta un caso solitario. Elargizioni di tantissimo denaro a favore di pochi soloni ne sono avvenute diverse, e questo stride notevolmente con l’attualità, in un periodo di crisi larga e profonda, che procura sacrifici economici tanto dolorosi alla maggior parte del nostro popolo. E le somme di cui trattasi sono tutte di derivazione – diretta od indiretta – dalle casse del pubblico denaro.
Naturalmente nessuno crede che – stante la dimensione della crisi – pure con la eliminazione (ipotetica) di quelle buonuscite ( certamente eccessive )  la situazione economica nazionale potrebbe risentirne in modo significativo. Ma ciò che soprattutto dovrebbe preoccupare le autorità di governo è l’effetto psicologico negativo su tantissimi cittadini quando apprendono di quegli sperperi; effetto  che concorre ad un atteggiamento dello spirito in senso “antistato”, verso una totale mancanza di partecipazione attiva e cosciente ai bisogni della collettività, mancanza che può anche toccare il dovuto rispetto delle più comuni regole civili: non ultima la tendenza – già molto diffusa – all’evasione degli obblighi fiscali.
Nell’ipotesi che i responsabili di governo avvertano il pericolo di cui sopra, in che maniera potrebbero configurare un possibile rimedio? A mio avviso come primo provvedimento  uno stop immediato all’attuale andazzo smisurato, seguito da  un significativo ridimensionamento di quei compensi straordinari.
Ed un’altra cosa a me piacerebbe che si facesse: la pubblicazione in chiaro  (a chi, quanto e quando) di tutte le grandi somme - cosiddette di liquidazione – elargite ad esempio negli ultimi sei anni, ovvero da quando il popolo ha cominciato a soffrire per la crisi tuttora perdurante.  Con questo non vorrei colpevolizzare  troppo  i beneficiati del tempo (alti dirigenti, direttori di banca, ecc.) poiché in verità quell’andazzo era diventato costume…  Un costume, però, che poteva essere generalmente  tollerato in un periodo di vacche grasse, non dopo.  Perchè poi  quel costume è divenuto  obbrobrio, ovvero un grande e vergognoso pugno alla miseria.
Ma “a posteriori” un rimedio in una certa misura sarebbe pensabile? Sarei per una risposta affermativa se si tiene conto che i nostri attuali membri del Governo sono tutti animati da spiccata inventiva, coraggio e determinazione.
 Per di più i soloni beneficiati a suo tempo con grandi compensi, se  sollecitati  potrebbero anche adire spontaneamente a moti di resipiscenza. Potrebbero, ad esempio, farsi promotori di concreto sostegno a taluni centri di ricerca universitari da loro stessi selezionati.
Con l’immaginazione, il buon senso ed una certa dose di bontà d’animo tante cose buone sarebbero ancora possibili
                                                                                                        

                                                                                                                                                     (Franco Sensi)


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